Un’ impresa che ai più può sembrare impossibile, ma che dimostra invece che la volontà può tutto: nel mese di luglio 2016 Dajana, non vedente, accompagnata dal suo cane guida, Camilla, ha percorso gli ultimi cento chilometri del cammino di Santiago, arrivando alla meta senza alcun problema. I suoi accompagnatori ci hanno offerto una preziosa testimonianza di quanto hanno vissuto in una settimana capace di far riflettere in profondità sui nostri ritmi, le nostre presunte certezze e obiettivi per i quali combattiamo, dimenticando spesso certi valori che ci farebbero apprezzare sicuramente meglio il tempo della nostra vita.
Dajana è una ragazza non vedente di circa venticinque anni. All’età di tredici ha perso completamente ed irreversibilmente la vista per una grave malattia degenerativa. Il suo mondo è diventato scuro per sempre. Dopo qualche tempo ha conosciuto il Centro Cani Guida dei Lions di Limbiate (Monza) ed ha deciso di chiedere aiuto per un cane guida! Così è arrivata Camilla, una giovane labrador, che ha iniziato a condividere con Dajana tutta la sua quotidianità in una simbiosi incredibile a chi, come noi, non vive questa esperienza. In questo modo anche Camilla si è unita al gruppo, quando Dajana, accompagnata tra gli altri dal Presidente del Centro Cani Guida, Giovanni Fossati, dal responsabile Lions del centro, avv. Ildebrando Gambarelli, dalla moglie Sig.ra Patrizia Balocco e dall’istruttore di Camilla, ha espresso la sua volontà di vivere da non vedente la straordinaria avventura degli ultimi cento chilometri del percorso di Santiago.
La sig.ra Patrizia è stata vicina a Dajana e Camilla lungo tutto il tragitto e la ringraziamo per aver dedicato il suo tempo al fine di portare una preziosa testimonianza a tutti gli studenti del Don Bosco di Alassio. Tramite un breve, ma avvincente filmato che testimonia i momenti più toccanti e vive del percorso e soprattutto grazie alle sue parole ci ha trasmesso con estrema spontaneità, sincerità e forza quei sentimenti, quelle sensazioni, quei momenti che ha vissuto in prima persona. Vogliamo in questa sede isolare alcuni spunti della sua testimonianza, che a noi hanno colpito maggiormente e che potranno spingere tutti alla riflessione, come è successo per noi.
Il tempo: un assillo dei giorni nostri. Non parliamo naturalmente di quello atmosferico, ma del tempo cronologico, dei minuti che passano, delle ore che non bastano mai, dell’impossibilità di fermarsi, presi come siamo dagli impegni di lavoro, di studio o dalla quotidianità della vita. Anche la vacanza, ormai, per molti è dominata dal tempo ed anche in quei momenti non sappiamo staccarci dalle mail, dai social, dai dispositivi elettronici. La sig.ra Patrizia ha sottolineato più volte nel suo interessante e piacevole intervento che lungo quel percorso il tempo non esiste. Ci si dimentica non solo del cellulare, ma anche delle ore che trascorrono; si vive come in una dimensione sospesa, scandita non dal display dell’orologio, ma dai ritmi naturali della giornata: la partenza, lo spuntino del pranzo, la fine della tappa, la doccia refrigerante, la cena, il sonno. E in mezzo a ciò, lunghi momenti senza tempo, trascorsi in silenzio, oppure ad osservare il paesaggio, o ancora a parlare con se stessi, o con i propri compagni di viaggio o con gli altri pellegrini incontrati lungo la via.
Un altro aspetto eccezionale del viaggio lungo il cammino di Santiago è proprio questo: la facilità, la spontaneità, la naturalezza con cui si riesce a fraternizzare e quindi a conversare serenamente con altri pellegrini mai visti prima di allora. Nel mondo cosiddetto “civile” domina spesso la diffidenza. Se qualcuno si avvicina anche solo per chiederci un’informazione, se un’auto accosta per lo stesso motivo, quasi inconsapevolmente innalziamo delle barriere difensive. Spesso addirittura ci risulta più facile rispondere negando l’informazione, semplicemente per tagliar corto, perché ci hanno insegnato a non dar alcuna confidenza agli sconosciuti. Forse sarà, dice la sig.ra Balocco, che tutti coloro che si incontrano lungo il cammino sono accomunati da un solo obiettivo, quello di raggiungere la meta: o forse sarà invece quell’aria particolare che si respira lungo il tragitto, o ancora la semplicità che veste di sé tutti i pellegrini. Sia quel che sia, il percorso ci insegna anche quanto sia facile parlare col prossimo. E non semplicemente, come si suol dire, del più o del meno, ma comunicare veramente, aprirsi, conoscersi, mettersi allo specchio grazie alle parole e alle esperienze dell’altro. Si scoprono così mille motivi per cui ciascuno ha scelto di intraprendere il cammino. Chi lo ha fatto dopo essersi ripreso da una bruttissima malattia, perché ha sentito il bisogno di fare qualcosa di importante per se stesso. Chi lo fa perché attualmente malato, perché ha perso un figlio, o addirittura perché di professione è una scrittrice e ha deciso di incontrare l’umanità proprio lungo il cammino. Chi lo fa come Dajana, perché è agnostico ed anche non vedente!
logo del cammino, posto sulle pietre miliari lungo la strada; insieme con la freccia gialla, indica la direzione da seguire. Era già in passato un simbolo dei pellegrini diretti a Santiago di Compostela. I fedeli durante il loro pellegrinaggio portavano tradizionalmente una conchiglia attaccata al collo oppure cucita sul cappello o sull’abito; ciò deriva dal fatto che in passato i pellegrini arrivati a Finis Terrae, circa cento chilometri ancora oltre Santiago, si cibavano delle capesante dentro appunto le conchiglie, sulla spiaggia dell’Atlantico.
è un certificato scritto in latino, rilasciato all’arrivo del percorso che testimonia il pellegrinaggio avvenuto. Se ne ha diritto solo se sono stati percorsi almeno gli ultimi cento chilometri, se il pellegrino è a piedi; oppure duecento, se il pellegrino è in bici o a cavallo.
è un incensiere enorme che si trova nella basilica di Santiago de Compostela, che in passato veniva utilizzato per coprire i cattivi odori all’interno della basilica, visto il grande afflusso di pellegrini. E’ alto poco più di un metro e mezzo, quando è vuoto pesa 68 chilogrammi, mentre pieno arriva a pesarne cento. Sono necessari otto uomini per sollevarlo con apposite funi e dargli l’oscillazione opportuna, durante la quale raggiunge una velocità di circa settanta chilometri all’ora. Si può vedere in azione tutti i venerdì dell’anno durante la Celebrazione delle19.30.