Subito dopo il Mille l’intera Europa cristiana fu investita a ondate successive da numerosi movimenti di contestazione delle gerarchie ecclesiastiche, ritenute compromesse col potere feudale e troppo desiderose di accumulare ricchezze. Questi sono gli anni in cui si fa avanti da una parte la corrente filosofica di s. Anselmo d’Aosta e s. Tommaso d’Aquino, detta razionalistica, che dibatté i grandi problemi dell’uomo e dei suoi rapporti con Dio; dall’altra la corrente di pensiero cristiano detta “mistica” che si abbandona a Dio con slancio d’amore, amore che poi si riversa nelle sue creature (s. Bernardo di Chiaravalle). Nasce, in questo periodo, l’ordine monastico dei cistercensi; i monaci cistercensi italiani intraprendono una vasta opera di bonifica, dissodamento delle terre e di redenzione delle plebi contadine, fondando le abbazie cistercensi. Nello stesso tempo alcuni movimenti riformatori rompono con le autorità ecclesiastiche e imboccano la via dell’eresia.
La Chiesa cattolica chiamava questi movimenti eresie. L’eresia è una dottrina che si oppone all’ortodossia (dal greco orthòs, «dritto»,«giusto»), cioè alla retta e vera dottrina rivelata da Dio e annunciata dalla Chiesa. È interessante osservare che la parola greca háiresis, da cui deriva eresia, in origine significava solo “scelta”. È nel linguaggio della Chiesa che háiresis diventa una scelta sbagliata, da estirpare. Al termine eresia viene infine associato il concetto di mancanza di fede. In realtà non nasce dal non credere ma da un bisogno di credere e vivere in modo disordinato la propria religione. Sul finire del XI secolo in numerose regioni d’Europa e in particolare in Francia, nella ricca regione della linguadoca, si diffusero alcuni movimenti religiosi popolari che contestavano gli interessi temporali e materiali del clero respingendo la mediazione dei sacerdoti e i sacramenti.
Proponevano uguaglianza sociale tra i lavoratori e i signori mettendo in discussione il fondamento stesso della società medievale. Proponevano, anche, una rilettura delle Sacre Scritture e una condotta di vita ascetica. Gli adepti del movimento furono detti “catari”, dal greco katharoi: puro, o boni homini o albigesi. Il catarismo era un credo dualistico secondo il quale il mondo era caratterizzato dall’eterna presenza di due elementi contrapposti : il Bene e il Male, lo spirito e la materia. Tutto ciò che era materiale, carnale, veniva considerato creazione del maligno; sul piano strettamente teologico rifiutavano la natura umana del Cristo,la Santissima Trinità e l’emblema del crocefisso, considerato simbolo di sofferenza e morte indegno di venerazione
Il problema si aggravò quando da setta mistica divennero un problema politico. Nel mezzogiorno della Francia la predicazione dei Catari ebbe presto molto seguito, tanto da far temere alla chiesa e alla corona francese che tale successo potesse combattere gli abitanti della linguadoca consolidando I CATARI E LA CHIESA NEL MEDIOEVO le ampie autonomie di cui godevano già. Ecco perché, pur presentandosi come un autentico cristianesimo, il Catarismo fu visto come una minaccia politica da combattere con ogni mezzo. Dapprima la Chiesa tentò di ostacolare la loro diffusione ricorrendo alla predicazione di figure carismatiche come Bernardo di Chiaravalle o Domenico di Guzman, ma anche questi sforzi non diedero risultati immediati. La situazione divenne esplosiva tanto che il Papa Innocenzo III organizzò una crociata a cui aderirono nobili della Francia settentrionale che puntavano a conquistare il sud del paese, ma anche avventurieri di ogni risma, attratti dal perdono dei peccati garantito ai crociati e dalle possibilità di saccheggio. Da quel momento, quella dei Catari non fu più storia religiosa ma militare, riducendo una delle più floride e civili regioni dell’Europa in un deserto di rovine.
Bibliografia:
• Desideri: “Storia e storiografia”
• Focus Storia: Lopane “Dai righi di colonia all’eccidio di Montségur”
• Volpe: “Movimenti religiosi e sette ereticali nella società medievale italiana”